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capodanno a new york 2012 foto cecilia polidori

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"Si continua ad abbandonare qualcosa. Si continua a dire addio. Il problema, forse, è cercare d'inventare nuove perfezioni, pensare che ogni momento è una perfezione che comunque si può perfezionare..."

Ettore SOTTSASS, Scritto di notte, maggio 2010

"Si procede per tentativi, valutando empiricamente le diverse soluzioni possibili..."

Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, marzo 2011

la foto di fondo è un autoritratto dell'Autrice all'esterno di The Cloud Gate, AT&T Plaza, Millenium Park, S Michigan Ave, Chicago, Illinois, comunemente chiamato The Bean, il Fagiolo,agosto 2011

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giovedì 5 aprile 2012

E. M. Cestino Mascarene, produz. Danese, 1964

Negli anni ’60 l’incontro di Enzo Mari e Bruno Munari con Bruno Danese da vita a una produzione sperimentale che esprime essenzialmente modelli di ricerca. In quegli anni Mari è sicuramente il più impegnato a definire la più ampia applicazione di “questa rivoluzione culturale” del progetto, in tutte le possibili tipologie. L’azienda cerca e trova nuove soluzioni di genere produttivo per dare maggiore stabilità al proprio mercato, che necessità di un costante allargamento in qualità ma anche in quantità. Tuttavia la ricerca si confronta con la sperimentazione della possibilità d’uso di materiali poveri e di tecniche industriali; Gli oggetti nascono dalla “ricerca morfologica condotta sulla possibilità di intervenire con operazioni, strumenti e tecniche elementari, utilizzando semilavorati industriali, quali tubi, profilati di metallo o materiale plastico.
Dopo le esperienze sulla lavorazione del marmo e del vetro e le ricerche sui tagli e i fori nei profilati di alluminio, Mari dedica un lungo periodo allo studio delle materie plastiche e della loro applicazione; il quale con minimi interventi su geometrie pure e volumi elementari, di macchina ( un taglio netto diagonale o perfettamente circolare), mostra le possibilità di variazione formale, dando vita ad alcuni più importanti oggetti “storici” della produzione Danese. Tra questi il portacenere-cestino Mascarene, un tubo nero, cm 25x90 (estruso in PVC e melammina) dove il materiale impiegato è unificato nella resina, con due fori ,per gettarvi la carta e alla sommità un posacenere , [...] "un buco che attraversa un buco" [...] da Enzo Mari, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011.
Mari sperimenta sempre sulle forme, e successivamente genera tutta una serie di progetti, come l’ attaccapanni Kerguelen (1967), l’estruso in PVC è caratterizzato da due fori “frontali”, uno superiore con la funzione di portaoggetti ( con l’inserimento di un piano orizzontale) e uno inferiore come portaombrelli , e un sistema di tagli e bucature nella parte superiore dell’oggetto, per appendere gli indumenti, che trasforma un banale tubo di plastica in un cestino-portaombrelli. L’uso di interventi semplici su forme semplici, in particolare, in questo caso, “tagli” e forature su volumi primari come il cilindro servono anche a creare diverse immagini dell’oggetto, da qualsiasi lato lo si guardi.
Per ognuno di questi oggetti in plastica vale tuttavia la medesima interpretazione: si tratta di autentiche invenzioni tecnologiche oltre che estetiche, derivate dalla possibilità di un nuovo materiale, in equilibrio inscindibile tra funzione, materiale e forma.
Riferimenti bibliografici
AA. VV., Perché un libro su/ Why write a book on Enzo Mari, Federico Motta, Milano 1997, pag. 106, 107, 108. 109, 110, 111, 112
Sefano Casciani, Arte Industriale, gioco oggetto pensiero Danese e la sua produzione, Arcadia edizioni 1988 Milano pag. 153-156
Riferimenti immagini
AA. VV., Perché un libro su/ Why write a book on Enzo Mari, Federico Motta , Milano 1997, pag. 106, 107, 108. 109, 110, 111, 112
Renato Pedio, Enzo Mari designer, ediz. Dedalo libri, Bari 1980.