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capodanno a new york 2012 foto cecilia polidori

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"Si continua ad abbandonare qualcosa. Si continua a dire addio. Il problema, forse, è cercare d'inventare nuove perfezioni, pensare che ogni momento è una perfezione che comunque si può perfezionare..."

Ettore SOTTSASS, Scritto di notte, maggio 2010

"Si procede per tentativi, valutando empiricamente le diverse soluzioni possibili..."

Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, marzo 2011

la foto di fondo è un autoritratto dell'Autrice all'esterno di The Cloud Gate, AT&T Plaza, Millenium Park, S Michigan Ave, Chicago, Illinois, comunemente chiamato The Bean, il Fagiolo,agosto 2011

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lunedì 21 novembre 2011

E.M. Bruno Munari

"Nel 1959, viene pubblicata una piccola monografia su di me (Enzo Mari, edita da Muggianti) con contributi di Max Bill e Bruno Munari." "In Munari, invece, avevo individuato l'unico artista e designer (si intitolava così un suo libro famoso) che fosse in sintonia con tutto ciò che pensavo dell'arte e del progetto."
Enzo MARI, 25 modi per piantare un chiodo, ediz. Mondadori, Milano, marzo 2011,1° ediz., pg. 42
Bruno Munari (Milano 1907 – 1998). È stato uno dei massimi protagonisti dell'arte, del design e della grafica del XX secolo, dando contributi fondamentali in diversi campi dell'espressione visiva (pittura, scultura, cinematografia, design industriale, grafica) e non visiva (scrittura, poesia, didattica) con una ricerca poliedrica sul tema del movimento, della luce e dello sviluppo della creatività e della fantasia nell'infanzia attraverso il gioco. Bruno Munari è figura leonardesca tra le più importanti del novecento italiano. Assieme allo spaziale Lucio Fontana, Bruno Munari il perfettissimo domina la scena milanese degli anni cinquanta-sessanta; sono gli anni del boom economico in cui nasce la figura dell’artista operatore-visivo che diventa consulente aziendale e che contribuisce attivamente alla rinascita industriale italiana del dopoguerra. Munari partecipa giovanissimo al movimento futurista, dal quale si distacca con senso di levità ed umorismo, inventando la macchina aerea (1930), primo mobile nella storia dell'arte, e le macchine inutili (1933). Verso la fine degli anni ‘40 fonda il MAC (Movimento Arte Concreta) che funge da coalizzatore delle istanze astrattiste italiane prospettando una sintesi delle arti, in grado di affiancare alla pittura tradizionale nuovi strumenti di comunicazione ed in grado di dimostrare agli industriali la possibilità di una convergenza tra arte e tecnica. Nel 1947 realizza Concavo-convesso, una delle prime installazioni nella storia dell'arte, quasi coeva, benché precedente, all'ambiente nero che Lucio Fontana presenta nel 1949 alla Galleria Naviglio di Milano. E' il segno evidente che la problematica di un'arte che si fa ambiente e in cui il fruitore è sollecitato, non solo mentalmente, ma in modo ormai multi-sensoriale, è ormai matura. Nel 1950 realizza la pittura proiettata attraverso composizioni astratte racchiuse tra i vetrini delle diapositive e scompone la luce grazie all'uso del filtro Polaroid realizzando nel 1952 la pittura polarizzata, che presenta al MoMA nel 1954 con la mostra Munari's Slides. È considerato uno dei principali protagonisti dell’arte programmata e cinetica, ma sfugge per la molteplicità delle sue attività e per la sua grande ed intensa creatività ad ogni definizione, ad ogni catalogazione. Astratto 1949 “Il compito dell'artista è quello di comunicare agli altri uomini un messaggio poetico, espresso con forme, con colori, a due o a più dimensioni, con movimento; senza preoccuparsi a priori se quello che verrà fuori sarà pittura o scultura o un'altra cosa ancora (come le macchine inutili o le proiezioni) purché contenga questo messaggio e purché questo messaggio parli, si faccia capire da un minimo di persone.”
Bruno MUNARI, 1957, Pittura italiana del dopoguerra (1945-1957), di Tristan Sauvage, Schwarz Ed., Milano, 1957
Nel 1926 Bruno Munari non ancora ventenne arriva a Milano e viene presentato a Marinetti e Prampolini dal libraio Escodamé (Lescovic) ed introdotto nel gruppo futurista milanese. Il periodo giovanile, di impianto futurista, di Munari è ancora oggi da indagare nel suo complesso, sia per le influenze che certe idee ebbero sul Munari più maturo, sia perché la sua presenza nel cosiddetto secondo futurismo non fu certo marginale. Munari, da Marinetti ritenuto il giovane più brillante del gruppo milanese, e per questo stimolato ad avere un'idea creativa nuova ogni giorno, si distingue per l'originalità e la maturità con la quale riconosce i limiti stessi del movimento, nonché per la capacità di sperimentare, in massima libertà, materiali ed idee, realizzando opere che difficilmente possono essere definite scolastiche. Molti sono i temi che Munari sviluppa in questi anni, spesso in modo sincronico, e che andrebbero indagati adeguatamente, riportandoli a quegli sviluppi futuri che hanno reso così importante il percorso artistico di Munari.
Elenchiamo alcuni di questi temi:
-il dinamismo e lo studio del fluire di segni e forme che spinge Munari verso un'idea di arte mobile
periodo futurista: studi sul movimento (disegni, pitture), installazioni di macchine inutili, da tavolo, da parete, da terrazzo, da giardino
lavori posteriori: realizzazione di fontane, installazione di concavo-convesso, ambienti di luce, scomposizione della luce con filtro polaroid, filipesi
-l'importanza della macchina
periodo futurista: macchina aerea, macchina inutile
lavori posteriori: macchine aritmiche, realizzazioni cinetiche, uso paradossale di macchine fotocopiatrici, utilizzo di componenti tecnologiche in qualità di fossili del duemila
-il tattilismo e l'importanza di uno stimolo plurisensoriale nell'arte
periodo futurista: composizioni polimateriche, tavole tattili
lavori posteriori: sensitive, messaggi tattili per non vedenti, laboratori liberatori per adulti, laboratori pedagogici per bambini
-la pittura cosmica quale paradigma di un mondo favoloso, poetico, spirituale
periodo futurista: opere astratte, fotogrammi, collage, oggetti metafisici
lavori posteriori: oggetti trovati, ricostruzione teoriche di oggetti immaginari, sassi, il mare come artigiano gli interventi grafici, scenografici e nelle arti decorative (ritroveremo, sviluppate, molte delle invenzioni di questo periodo nelle successive attività professionali di grafica editoriale e di design industriale)
Bruno Munari arriva a Milano nel 1926, ma del giovane futurista ci rimangono poche opere, qualche disegno e qualche fotografia. Sebbene gli esordi sono più che promettenti, ed il futurismo è una delle correnti europee più importanti del momento, il vero inizio della lunga avventura artistica di Bruno Munari è però da spostare al 1930. Nel 1930 Bruno Munari ha solo 22 anni, frequenta gli ambienti futuristi, ma si accorge abbastanza presto di non essere completamente in sintonia con la retorica del movimento, talvolta roboante, e di cui ne coglie, con umorismo, anche i limiti intrinseci, logici. Per Munari è un controsenso esaltare la velocità e la dinamicità restando nei limiti angusti di una pittura bi-dimensionale. La pittura astratta con le sue forme geometriche, i suoi spazi colorati, sono per lui delle nature morte di forme geometriche dipinte in modo verista. Allo stesso modo le pitture di Kandinskij, che tanta influenza ebbero su di lui, sono ancora circoscritte ad un descrizione verista di un mondo reale osservabile non ad occhio nudo, ma per mezzo dei moderni mezzi di osservazione scientifica, come il microscopio.
La prima realizzazione di forme geometriche libere nell'aria è la macchina aerea del 1930 che possiamo osservare in questa rara fotografia dello studio di Munari. Si tratta della macchina aerea originale che andò distrutta durante un trasloco e che Munari ripropose solo nel 1971 in un multiplo d'arte a tiratura 10 esemplari per le edizioni Danese di Milano.
L'oggetto costruito in legno e metallo, era alto 1 metro e 80, largo circa 60 x 30. Le sfere erano rosse, meno una piccola che era nera, tutte le bacchette erano bianche. Appeso ad una corda al soffitto di un ambiente, si muoveva lentamente, spinto da qualche corrente d'aria.
Negli anni trenta Munari lavora attorno all'idea di strutture in tensione, sculture astratte in cui uno scheletro strutturale viene messo in tensione da fili. Pur trattandosi di un'idea e di forme astratte innovative (tridimensionali) la produzione di Munari, almeno quella fino ad oggi documentata, è nello specifico molto limitata, rara e pocoesposta.
Benché spesso si pensi il contrario la produzione d'arte di Munari è in valori assoluti numericamente molto consistente, anche se in alcuni casi, per assenza di committenti o collezionisti, è forzatamente limitata a pochi progetti o a poche opere. Negli anni '30 in Italia il mercato dell'arte è quasi inconsistente e gli artisti astrattisti in generale non godono di attenzioni favorevoli. L'esatto contrario di quanto accade oggi, in cui le ripetute attenzioni mediatiche trasformano giovani artisti in vere star mondiali che organizzano la loro produzione, in funzione delle richieste di mercato e della creazione del valore, in vere e proprie factory. L'artista hyped di oggi, proprio perché finisce per assomigliare sempre di più ad un complesso prodotto finanziario, può concedersi il lusso di progettare e firmare una produzione quantitativamente imponente. Negli anni '30 invece molte idee innovative hanno vita dura, rimangono sotto forma di progetto o di disegno, vengono esposte brevemente, quando possibile, quasi sempre per documentazione storica, e giacciono nei cassetti degli studi degli artisti per anni.
Bruno Munari esplora sistematicamente all'interno del suo percorso artistico gli effetti di luci, ombre e movimento, in modo particolare in rapporto allo spazio. A partire dal 1950 Bruno Munari propone degli ambienti di luce in cui realizza una pittura proiettata grazie all'utilizzo di materiale vario, fissato tra i vetrini di una diapositiva.
Bruno Munari tra la fine degli anni quaranta e i primi anni cinquanta forse raggiunge il suo punto massimo in termini di creatività: macchine inutili, concavo-convesso, proiezioni di pitture, macchine aritmiche, oggetti-trovati, pitture negativo-positive, astratte e segniche. In questo mix, all'apparenza incoerente di stimoli, si distinguono però in modo chiaro alcune direzioni di ricerca. La macchina, sia quella aerea come quella inutile, costituita da elementi pittorici in movimento nello spazio, si trasforma nel 1947, tramite un oggetto a forma continua denominato concavo-convesso, in una nuova esperienza di ambiente e di installazione. Poi a partire dal 1951 la macchina diventa aritmica, non più sottoposta solo alla casualità degli spostamenti lievi e graduali provocati da minimi soffi d'aria, ma sollecitata con forza dalla disarmonia e dalla aritmia, opportunamente introdotte nella composizione grazie al funzionamento irregolare di meccanismi a molla riciclati, resi ormai imperfetti dal troppo utilizzo o dalla loro consumazione.
L'armonia, in pieno spirito zen, viene rotta, anzi rafforzata, dal suo esatto contrario, l'aritmia. L'idea di ambiente però non è solo legata a quella che potrebbe essere la prima installazione nella storia dell'arte (il già citato concavo-convesso del 1947), ma anche alla proiezioni di materiale di vario tipo, come cellophan o materiale plastico trasparente o semi-trasparente, utilizzati in composizioni pittoriche, proiettate attraverso dei semplici vetrini da diapositiva.
L'arte di Munari, grazie alla luce ed alla proiezione, espone lo spettatore ad una nuova esperienza di ambiente (in interni ma anche in esterni, per esempio sulle facciate di palazzi). Ma in quegli anni Munari si dedica anche ad una strana, poco nota e mai abbastanza considerata, mostra di oggetti trovati, in cui espone sassi, radici, valvole rotte esposte come reperti fossili (di un passato tecnologico a noi vicino, ma allo stesso tempo già superato), brandelli di manifesti strappati, legni ed altro ancora. Infine, quasi insaziabile di nuove esperienze, dopo aver fondato il M.A.C., si dedica contemporaneamente anche alla pittura con tre differenti cicli di opere, in apparenza diversi, ma molto simili e persino complementari: le famose pitture negativi-positive (alle quali abbiamo dedicato una scheda apposita), le pitture astratte e le pitture segniche (definite da Munari simultaneità di opposti) che qui saranno oggetto di alcune brevi riflessioni.
1 astratto, 1950 tempera su carta 2 un sasso impassibile trovato da Munari 3 negativo positivo in 3 dimensioni, 1951 4 sulla parete della Galleria Bergamini il negativo-positivo giallo-rosso oggi nella collezione IntesaSanpaolo 5 Negativo-positivo a 3 dimensioni, scultura motorizzata in ferro, 8 esemplari, 1955-1990 Galleria Valmore Vicenza 6 Bruno Munari 1950-1987, negativo positivo Link di riferimento:
http://www.munart.org/index.php?p=1
http://www.munart.org/index.php?p=6
http://www.munart.org/index.php?p=8
http://www.munart.org/index.php?p=11
http://www.munart.org/index.php?p=15
http://www.munart.org/index.php?p=16
http://www.munart.org/index.php?p=17
http://www.munart.org/index.php?p=19 http://www.munart.org/index.php?p=12 http://www.munart.org/index.php?p=3 http://www.munart.org/index.php?p=14